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Giovedì, Aprile 25, 2024

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NATURA ABRUZZO

Quando il grande amore per la natura, si fonde con un'altrettanta grande passione per la fotografia, possono ottenersi risultati fantastici!

Siamo felici di presentare alcuni scatti di Dario Rapino che ringraziamo di cuore.01

 Scorci d'Abruzzo e immagini di animali colte in ore e ore di appostamenti.

 Godetevi questo viaggio nella Natura d'Abruzzo!

 

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Dario Rapino, già avvocato (attualmente svolge funzioni giurisdizionali presso il Tribunale di Pescara) e giornalista, nasce a Casalanguida (Ch) nel 1955. L'innata passione per il mondo naturale e per i viaggi lo conduce fatalmente a cimentarsi con la fotografia sin dall'età di 25 anni. Ha conseguito negli anni numerosi premi e risconoscimenti; sue foto sono state pubblicate sulle riviste Il Fotografo e Photo, nonché nelle pubblicazioni Agfa “Il Colore è un'opinione” e Fotoamatori Italiani di Fabbri Editore. Sue foto sono altresì presenti nelle pubblicazioni dell'Oasis International Photo Contest (anni 2013-2014) e nell'Adriatic Photo Contest 2014. Nell'edizione 2015 del Photo Contest di Oasis si è classificato al 2° posto delle speciali classifiche regionali. Altre opere sono esposte nel museo “La casa degli Aironi” di Cervara (Tv). Ha collaborato con i quotidiani Abruzzo Oggi, Il Centro ed il Messaggero: sue le illustrazioni fotografiche del libro Sguardi furtivi del Dott. Danilo Montinaro. Diverse ed unanimemente apprezzate le personali fotografiche. Negli ultimi anni ha dedicato i propri progetti fotografici, oltre a reportages nei vari continenti (Africa, estremo oriente, Europa, Sud e Nord America), quasi esclusivamente alla foto naturalistica, soprattutto nella bassa ed alta valle del Sangro, documentandone la preziosa ricchezza e biodiversità. Nell'anno 2014 ha infine documentato fotograficamente per la prima volta la presenza dell'orso bruno marsicano nella Riserva Naturale di Rosello, dato questo di incomparabile valore scientifico e naturalistico.

 

 

 

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Il Dono alla Madonna del Ponte di Lanciano
 
Una tradizione secolare alla quale è intimamente legata la popolazione lancianese.
Si ricollega ai riti pagani che i romani celebravano al ritorno della stagione autunnale in onore delle divinità campestri e nel corso dei secoli si è indirizzata al culto della patrona della città: la Madonna del Ponte.
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La popolazione rurale, dalle contrade alla Basilica di Piazza Plebiscito, si spostava (e si sposta) in corteo, recando nelle tradizionali conche di rame o nei cesti, i frutti della terra e del proprio lavoro, da offrire alla Madonna.
 
Le donne e gli uomini indossavano sempre, per l’occasione, l’abito migliore di cui disponevano.
 
Si hanno tracce documentate di questi cortei già dal 1600, quando le contrade organizzavano autonomamente il proprio “Dono”, in diverse date estive. 
Solo più tardi, si è consolidata l’attuale forma del Dono e si è individuata la data dell’8 settembre, Natività della B.V. Maria, per la grande sfilata di tutte le contrade insieme, con i donativi.
 
Nel corso degli anni, la sfilata si è mano a mano arricchita di elementi folclorici, rappresentazioni di vita contadina allestite su carri, musiche, canti, danze.
 
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Da tre anni, noi di Terre del Sud, in sintonia con il Presidente del Comitato Feste di Settembre, portiamo avanti un progetto di recupero della parte più antica del Dono:la sfilata dei devoti che, muovendosi dal Viale del Rose, arrivano alla Basilica, cantando gli inni devozionali alla Madonna del Ponte.
 
Un momento intenso, scevro da ogni forma di spettacolo, per recuperare le radici più profonde di questa tradizione.
 
 
Foto di Anna Maria Sala e Pino Spadano
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
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SOTTO LE SEMBIANZE UN’ANIMA
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M’INCANTO…
QUELLE LUNGHE BRACCIA SUL MARE.
MI RIMANDANO ALL’IDEA DI UN ABBRACCIO,
DI UN’ATTESA, DI UNA SUPPLICA.
IL MISTERO QUASI MI CONFONDE:
PIU’ NON SO SE APPARTENGO ALLA TERRA, AL MARE O AL CIELO;
O FORSE UN POCO A TUTTI.
M’INCANTO...(Carlo Iezzi)
 
 
 
 
La magia della Costa dei Trabocchi, uno dei tratti più belli e spettacolari di tutto l'Adriatico (Abruzzo), raccontata dagli scatti di Andrea Evangelista.
 
I trabocchi, antiche macchine da pesca, ideate e costruite per pescare senza andare per mare e posizionati su punte e promontori della costa.
Un intreccio monumentale di cavi e bracci lignei, frutto del grande ingegno e della maestria di uomini di un tempo.
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Oggi, esaurita la funzione originale, sono utilizzati come attrattive turistiche e ristoranti. 
Il fascino non sarà lo stesso di un tempo, ma cenare su un trabocco è comunque una grande emozione.
 
 
 
 
 
 

 

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Azzinano – I muri raccontano...
Uno dei privilegi dei musicisti, nel girovagare per concerti, è quello di visitare luoghi, borghi e paesi che magari, mai si avrebbe avuto occasione di conoscere.
L’ultima  sorprendente e piacevole sorpresa per noi di Terre del Sud, domenica 27 luglio: nel verde delle colline abruzzesi, con il Gran Sasso che domina poco lontano, Azzinano di Tossicia (TE), il paese dei murales, dei “muri che raccontano…i giochi di una volta”.
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Si perché i muri delle case di Azzinano sono tutti dipinti, in stile naif, con un unico tema: i giochi di una volta!
Un progetto nato nel 2001 che ha portato nel borgo dei grandi artisti da tutta Italia e che nel corso degli anni ha reso il borgo stesso, un “museo a cielo aperto”!
Oltre 30 i murales, tanti i visitatori che vengono ad ammirare le opere e cespugli di lavanda dappertutto, a profumare l’aria ed a generare la “Festa della lavanda”, con tutti i ragazzi impegnati prima nella raccolta e poi nella confezione di sacchetti con il prezioso fiore.
 
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Ma tralasciando  informazioni dettagliate che potrete trovare facilmente sul web, vogliamo sottolineare l’aspetto che maggiormente abbiamo apprezzato ad Azzinano: quello umano.
“I giochi di una volta” non sono solo disegnati sui muri, ma appartengono nella loro semplicità e nei  loro grandi valori, agli abitanti. Un desiderio di non perdere il contatto con le proprie radici che viene trasmesso con successo ai ragazzi. E’ stata una gioia ad esempio, vederli impegnati con grande disinvoltura (e bravura) nei balli popolari o praticare alcuni dei giochi disegnati sui muri.
Guardate le nostre foto…e che la tradizione continui!
 

 

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LA MAGIA ETERNA DI SCANNO: RIFLESSIONI DA “SCATTO”

 

copertina.scannoE poi vai a Scanno!
Certo, sai da sempre che sta lì, bella, particolare, con il suo lago, le sue pietre, i suoi orafi, i suoi costumi.
Ma sai anche che in quel paesino ci sono donne, poche ormai, che si ostinano ad indossare lunghe e larghe gonne dallo sfondo rigorosamente nero (o perlomeno scuro al punto tale da non riuscire a distinguerlo a sufficienza dal nero!); donne alle quali stilisti e case di moda gli fanno un baffo, fiere come sono a rimanere fedeli fino alla morte ad una tradizione che le vuole vestite in quel modo, e in quel modo soltanto.
Capita, poi, che ti appassioni di fotografia: quella in bianco e nero ti seduce in modo particolare!
Henry Cartier Bresson lo vedi e ri-vedi, lo sfogli, ne analizzi i particolari stampati, ti sbalordisce, ti interroga, ti ossessiona e poi lo “copi”; e così lo cerchi e vai a Scanno.
Perché a Scanno Bresson ci è stato. E l’ha fotografata. L’ha fotografata in un modo che ogni fotografo, vero o presunto che sia, si mette lì a caccia di quelle prospettive immortalate dal Maestro, per riprodurle con testardaggine estrema.
Il turista apprezza senz’altro la bellezza del lago, con i suoi colori talmente accesi da sembrare irreali: il verde, il blu, l’azzurro, creano sfumature di un effetto accattivante.
Ma il fotografo corre subito su in paese. E va dritto in Piazza San Rocco. Tappa obbligata, per cominciare. Là trova una targa: come a dire “qui ci sono passati due grandi con la macchinetta fotografica al collo. Vedi se sai fare di meglio!”
Di meglio certamente non sai fare. Ciò nonostante sali caparbiamente quei gradini, ti posizioni esattamente come Bresson, scatti, controlli, scatti ancora, continui a confrontare, la tua foto, quella di Bresson, altri scatti…Sei deluso da quel che hai prodotto poiché la distanza dall’originale è abissale. E’ sempre abissale. Per chiunque. Continui il giro di Scanno, cerchi una, almeno una di quelle donne “vestite di nero”.
Ad un certo punto spunta fuori. Sempre, ad un certo punto, almeno una spunta fuori. donna.scanno
E si scatena un fuoco di “clik” talmente imbarazzante che quasi metteresti via la macchinetta per evitare di far parte di quella schiera di “invasori” fotografanti.
La realtà è che Scanno è bella esattamente come lo era agli occhi di Bresson. A prescindere da Bresson.
CIò che ti spinge ad andare, e ad andare ancora, innumerevoli volte, è quel sapore di “immortalità” che ormai la sovrasta: poco importa se le tue foto riproducono spaccati già visti e fotografati in mille salse.
Unico, rimane, lo sguardo che hai poggiato su ogni angolo: tuo, e solo tuo, è stato il percorso che ti ha mosso a ricerca di un rapporto intimo e personale.
Non da solo. A Scanno non cammini mai da solo.
Puoi starci fisicamente solo tu, ma non procedi solo.
Gli scatti visti ce li hai tutti negli occhi: ne hai piene le pupille. Ma non è un male.
E’ il “pieno” che ti porti dietro: e ti fa vedere quello che da solo non avresti visto; e ti fa trovare quello che altri non hanno visto ancora.

Foto: Concetta Bomba/Pino Spadano

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Il Nuovo Disco

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2020 - Streghe, pandafeche, mazzemarelle ed altre storie.

 

Spettacoli

Associazione Culturale Terre del Sud

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66034 Lanciano (CH) 
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